24^ Festa Liturgica in onore di S.Giuseppina Bakhita.

E 24! Si, sono passati 24 lunghi anni da quando, in solitario, abbiamo ricordato la memoria di S.G. Bakhita. Anche quest’anno, tuttavia, abbiamo patito le solite difficoltà probabilmente legate alla ripetitività dell’evento. Devo, tuttavia, ammettere, che, mentre la fase preparatoria ricade solo su alcuni di noi, alla cerimonia religiosa c’è stata una partecipazione corale. Alla cerimonia erano presenti, inoltre,  alcuni esponenti del “Gruppo Spirituale S. Croce”, il “CAS Bakhita” al completo  ed alcuni amici  del Gruppo Wazzap “Amici di S.G. Bakhita”. Hanno concelebrato: Don Nunzio Maccarone, vicario del vescovo,   padre Ampelio Cavinato, missionario  comboniano e Don Antonio Pagnotta, preposto della Chiesa S.Croce e parroco della Chiesa dell’Immacolata Concezione di Nicotera Marina.

Alla destra dell’altare era esposta la  stampa su tela dell’effige di S.G. Bakhita, dono dei soci dell’Associazione Bakhita alla Chiesa della S.Croce. Padre Ampelio, durante l’omelia, ha fatto riferimento alla situazione del Sud Sudan, la terra di origine di Bakhita, ove ancora oggi persiste la guerra civile che vede opposti il capo del governo ed i ribelli. A farne le spese la popolazione civile costretta a vivere in una mega tendopoli dove sono ammassati 1.500.000 profughi. Ha parlato degli “scarti umani” come erano considerati gli uomini inefficienti ai tempi di Bakhita. Di come la futura Santa, portata in Italia, veniva regalata ad una famiglia di possidenti del veneziano dove si sarebbe presa cura della loro un’unica figlia ancora bambina di nome Alice. Ma la partenza improvvisa per degli affari dei signori Michieli ( i nuovi padroni di Bakhita) aveva fatto si che sia lei che la piccola Alice venisse affidata alle suore canossiane nel Convento dei Catecumeni di Venezia. Qui Bakhita viene preparata ai sacramenti senza i quali non poteva essere ospitata, iniziando, quindi, il catecumenato. Dopo circa un anno torna dall’Africa la signora Michieli per riprendersi la figlia e la serva; ma Bakhita non vuole seguirla, riferisce che con le canossiane si trova bene e, grazie a loro, ha conosciuto il creatore del Mondo e che non lo vuole più abbandonare. A nulla servono le pressioni psicologiche della Michieli in ordine al fatto che la piccola Alice è di salute cagionevole e si è affezionata alla propria bambinaia. Ma, vista la fermezza di Bakhita, minaccia la madre superiore di rivolgersi alle autorità perché Bakhita gli appartiene. Si rivolge dunque al Procuratore del Re, il quale ribadisce che le pretese della Michieli sono assurde non vigendo, da tempo, in Italia,  la schiavitù e che Bakhita, avendo messo piede in Italia, è libera di andare e stare con chi vuole. La scena del distacco è drammatica: la piccola Alice strilla in lacrime perché non vuole lasciare Bakhita, Bakhita è tormentata dalla situazione e, sia pure in lacrime, non ha il coraggio di abbandonare quell’Unico Dio a cui si sente legata ed attratta ora che l’ha conosciuto.

Il sacerdote, parlando di S.G. Bakhita, ha ricordato, inoltre,  la figura umana e spirituale della Santa del Sud Sudan ed ha spiegato che è diventata santa non per le ferite patite nel corpo e nello spirito ma per quella forza interiore che gli ha permesso di perdonare i propri aguzzini ed addirittura di ringraziarli quali strumenti del Signore per avvicinarla alla fede cristiana. Ha ricordato l’istituzione della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani voluta da sua santità Papa Francesco proprio nel giorno in cui si celebra la memoria della santa Africana. Ha detto che la schiavitù, purtroppo, ancora esiste anche se ha cambiato forma. Tante sono le donne in ogni angolo della terra obbligate a vendere il proprio corpo per danaro e tanti sono, ancora oggi, i trafficanti di organi umani. La strada per superare tutte queste brutture deve partire da una nuova consapevolezza della sacralità del corpo umano. Tutti e, quindi, ciascuno di noi dobbiamo indignarci per lo sfruttamento operato dall’uomo sull’uomo e dobbiamo fare si che la nostra indignazione si trasformi in un moto di ribellione quando l’occasione ci viene data.

Padre Ampelio ha invitato il Presidente del “Cas Bakhita” ha salire sull’altare ed a prendere la parola. Il Presidente  ha rifiutato riferendo che troppo forte sarebbe stata la commozione nel parlare della sua devozione per Bakhita davanti a così tanta gente. Ha, però, rimandato a quanto dallo stesso scritto nel volumetto, distribuito gratuitamente,  dal titolo “Santa Giuseppina Bakhita”, nel capitolo “Testimonianza di fede”.

Padre Ampelio ha chiuso il suo intervento riferendo ai fedeli dei  numerosi lavoratori africani “invisibili “ ma  presenti nel nostro territorio e della necessità di integrarli con la popolazione magari con la creazione di un  “Centro di Aggregazione Sociale Multietnico”. La proposta del sacerdote, tuttavia, è caduta nel vuoto se è vero (come è vero) che nessuno dei presenti, nel frattempo, mi ha contattato per organizzare un incontro, un dibattito, una qualsiasi cosa con i fratelli dalla pelle nera. L’Associazione Bakhita, dal canto suo,  può aprire i microfoni della sua Radio Web per amplificare l’invito ma più di questo non ha la forza di fare. Piuttosto le tantissime associazioni presenti (sulla carta) sul territorio potrebbero creare il terreno ideale ove seminare il seme della partecipazione e non dell’indifferenza. Alla prossima festa. Pasquale Gurzì.

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